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Il Giro d'Italia e le corse ciclistiche, tra tradizione e mito

Il Giro d'Italia e le corse ciclistiche, tra tradizione e mito

La storia del ciclismo italiano inizia alla fine del XIX secolo con l'invenzione della bicicletta e il successivo sviluppo della tecnologia ciclistica. Il principale evento ciclistico nostrano è, ovviamente, il Giro d'Italia, che venne corso per la prima volta nel 1909 su iniziativa del quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport. Non a caso il premio per il vincitore sarebbe stato, da quel momento, la maglia rosa, dello stesso colore del giornale. Il grande fascino di questa disciplina, che iniziò ad essere popolare ancor prima del calcio, risiede nel misticismo delle pedalate dei corridori e nei paesaggi affrontati in corse come, appunto, il Giro, che ha come traguardo finale la città di Milano, dove ha sede la Gazzetta dello Sport. Si tratta di una competizione importante nello scenario sportivo non solo italiano ma in generale del mondo, come giustifica la sua posizione nella tradizione ciclistica planetaria.

Il ciclismo in Italia

Grandi corse

Il Giro, il cui sponsor principale è l'Enel, è un evento UCI World Tour, il che significa che le squadre che competono in gara sono per lo più UCI ProTeams, ad eccezione delle squadre che gli organizzatori possono invitare. Stiamo parlando, dunque, di un tipo di competizione agonistica di livello altissimo. Insieme al Tour de France e alla Vuelta di Spagna, il Giro fa parte delle prestigiose corse definite Grand Tours, che durano tre settimane. Tutte queste competizioni sono state continuamente aggiornate e oggigiorno consistono in segmenti di 21 giorni su un periodo di 23 giorni che comprende 2 giorni di riposo. Il Giro è senza dubbio uno degli eventi sportivi per eccellenza in Italia, se non il più importante a livello storico. Nell'immaginario collettivo italiano, il Giro è un trofeo importante quanto un campionato di calcio, dato che si tratta di una corsa a tappe lunga e con scenari paesaggistici da sogno che non ha eguali.

Adesso, tuttavia, è il momento del Tour de France, sponsorizzato da Skoda. Le quote disponibili al 17 luglio sui siti scommesse come Betway vedono Chris Froome, del team britannico Sky, come il favorito principale con una quota di 2.05 per la vittoria del Tour de France 2018. Questa è per molti ancor oggi la corsa più prestigiosa di tutte, viste le sue vette difficili da scalare come l'Alpe d'Huez e data anche la maggiore anzianità del torneo, la cui prima edizione risale al 1903. L'edizione attuale, dopo la prima settimana di tappe, entra adesso nel vivo con una serie di segmenti importanti e dal valore storico noto. La dodicesima frazione prevede, infatti, ben 175 km da Bourg-Saint-Maurice Les Arcs a l’Alpe d’Huez con tre salite mitiche: la Madeleine (25,3 km al 6,2%), la Croix de Fer (29 km al 5,2%) e proprio l’Alpe D’Huez, nella quale la salita con una pendenza media dell’8,1% lunga 13 km potrà già fornire delle indicazioni importanti su chi potrà conquistare la maglia gialla e sfoggiarla a Parigi, luogo dell'arrivo della cosiddetta Grande Boucle. Quest'anno Froome punterà alla doppietta dopo aver vinto già l'edizione 2018 del Giro.

A fine agosto, invece, sarà il turno della Vuelta di Spagna, la terza grande corsa in quanto a prestigio nella quale sono soliti gareggiare i ciclisti con meno ambizione.

le grandi corse

Regole principali

Le fasi di corse sono sempre cronometrate fino alla fine, dato che nel computo finale necessario per eleggere il vincitore è necessario conoscere esattamente i tempi esatti. Dopo aver terminato, i tempi dei corridori vengono sommati a quelli delle tappe precedenti, così che il ciclista con il tempo più basso può vestire temporaneamente la maglia rosa. In tutte e tre le grandi corse esistono, al di là della classifica generale, altre competizioni individuali. Si parte con la classifica a punti per i velocisti, il gran premio della montagna per gli scalatori, la classifica dei giovani corridori al di sotto dei 25 anni e per ultima la classifica per ogni squadra in gara. Tali competizioni nella competizione favoriscono ad alimentare lo spettacolo e la competitività, dato che pochissimi corridori in generale possono aspirare a vincere la grande corsa.

Eroi popolari

Secondo il giornalista inglese John Foot, autore di un libro chiave sul ciclismo italiano, il ruolo della bicicletta nella vita quotidiana fu significativo della classe operaia italiana. Questo perché i ciclisti professionisti hanno avuto il loro primo contatto con la bicicletta attraverso il loro lavoro: hanno pedalato nelle loro fattorie, officine e fabbriche o per andare a fare la spesa. Non a caso il ciclismo generò i primi eroi popolari, come Luigi Ganna, il muratore che vinse il primo Giro e Giovanni Gerbi. Prominente era Ottavio Bottecchia, che dopo la guerra emigrò in Francia, dove iniziò a gareggiare e arrivò secondo al Tour del 1923 per poi vincere l'edizione successiva arrivando trionfalmente sui Campi Elisi di Parigi. Tanti sono stati in seguito gli eroi popolari italiani che hanno vinto il Giro o il Tour, a cominciare da due figure storiche come Fausto Coppi e Gino Bartali, rivali negli anni '50 e immortalati in un famoso scatto in bianco e nero. In seguito, negli anni '70, fu l'epoca di Felice Gimondi, un fenomeno del ciclismo oscurato soltanto dal cannibale Merckx. Per ultimo in ordine di tempo, c'è stato Marco Pantani, che nell'estate del 1998 vinse Giro e Tour imponendosi come il più grande di tutti.

Il ricordo di questi campioni è ancora vivo negli occhi degli appassionati del ciclismo, un'attività sportiva che è incastonata nella cultura italiana come un'arte, tra tradizione e mito.

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