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Luigi Ferraris: una squadra coesa con approccio integrato e sostenibile

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Se c’è una sfida che sembra stargli a cuore più delle altre «è far crescere Terna come una squadra». Non a caso, dopo la nomina, il nuovo ceo Luigi Ferraris ha trascorso i primi due mesi sul territorio. «Abbiamo ingegneri molto capaci e operai in grado di intervenire sulla rete sotto tensione – spiega nella sua prima intervista da capo-azienda -. Li ho visti all’opera ed esprimono al meglio il concetto di squadra. E, solo se saremo una squadra coesa, con un approccio integrato e sostenibile, riusciremo a rispondere efficacemente a un mondo in trasformazione».

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Le rinnovabili crescono e si chiudono gli impianti termoelettrici, non sufficientemente compensati però da nuova capacità “green”. Che rischi ci sono?

La domanda di energia elettrica coperta dalle fonti “verdi” è in costante aumento, viaggiamo su una media annua del 34% con picchi, a maggio, anche dell’87 %. E l’incremento della componente rinnovabile vuol dire un aumento dell’erraticità della risorsa che copre la domanda perché le condizioni climatiche comportano maggiore volatilità e maggiori sollecitazioni per la rete che Terna gestisce. Senza contare che, per via del progressivo spegnimento delle centrali, siamo passati da un eccesso di capacità a un margine di riserva che va assottigliandosi. E, dunque, servono delle contromisure.

Di che tipo?

Una delle risposte possibili è l’avvio del mercato delle capacità, affiancato però da una pianificazione stringente ed è qui che entra in campo Terna. L’ultima nostra pianificazione decennale prevedeva già degli interventi per far fronte a questa situazione, ma credo ci sia spazio per azioni più incisive e per maggiori investimenti nel mercato domestico. Dobbiamo rafforzare le magliature della rete, ma dobbiamo favorire altresì forme di stoccaggio dell’energia. Tutto questo guardando sempre alla sostenibilità come elemento chiave per coniugare investimenti e crescita del paese.

Volete diventare i gestori delle batterie per il futuro?

Non abbiamo quell’ambizione, ma è chiaro che le batterie sono necessarie. E dobbiamo aumentare anche la capacità d’interconnessione con l’estero. Già oggi siamo un hub dell’energia del Mediterraneo: l’Italia può contare su 25 linee elettriche, di cui quattro verso paesi affacciati sul Mediterraneo. Abbiamo poi le interconnessioni con Francia e Montenegro, che vedranno la luce a fine 2019, nonché il progetto con la Tunisia – per il quale sarà richiesto un contributo alla Ue che potrebbe materializzarsi a inizio 2018 – e ulteriori rafforzamenti sono previsti verso Svizzera e Austria. Tutto ciò si trascinerà un piano di investimenti più robusto.

Quanto più robusto?

Credo si possa fare di più e dobbiamo fare di più per accompagnare questa transizione. Pensi solo alle situazioni climatiche degli ultimi mesi soprattutto al sud e al centro-sud dove abbiamo avuto, nella prima parte dell’anno, precipitazioni violente, anche nevose, non previste. Dobbiamo dunque anticipare certi interventi il più possibile per evitare alla popolazione i disagi provocati da condizioni climatiche estreme.

Lei ha anche promesso una politica di dividendi «più generosa» dell’ultimo piano.

Metodologicamente va individuato un parametro in grado di far partecipare i nostri azionisti alla crescita futura degli utili attraverso i dividendi. Poi il quantum lo dobbiamo definire, con l’attuale politica (crescita media annua del 3% fino al 2021, ndr) che rappresenterà un floor e senza perdere di vista la sostenibilità finanziaria.

Veniamo alle acquisizioni. In Europa, sono parole sue, le opportunità sono limitate. Nessuna occasione in vista?

Ci sono delle aree in cui si potrebbero verificare delle razionalizzazioni di portafogli di qualche operatore regionale. In questo senso, guardo sempre al centro-Europa: se ci fossero opportunità di dismissioni, le valuteremmo con attenzione sempre considerando un profilo di rischio basso e un limitato impiego del capitale.

In Sudamerica avete messo piede in diversi paesi. Ci sono ulteriori possibilità?

Il Perù lancerà un’altra asta per una nuova linea nell’ultimo trimestre e parteciperemo. In Cile, c’è una pipeline di progetti che potremmo valutare con attenzione. L’Uruguay vuole costruire altre linee, siamo stati i primi a entrare e abbiamo una posizione di vantaggio. In Brasile, il tema delle interconnessioni è all’ordine del giorno.

Intravvede chance in Africa oltre alla Tunisia?

Se si normalizzerà la situazione in Nordafrica, Terna può giocare un ruolo di supporto alla creazione di un mercato dell’energia, a partire dalla Libia. Che è l’area più critica, ma anche la più strategica perché è di fronte a noi. E quindi va guardata con grande attenzione.

C’è spazio per altre acquisizioni oltre a Europa e Sudamerica?

Direi di sì e potrebbero riguardare, per esempio, società di servizi di eccellenza nell’efficienza energetica, che andrebbero ad arricchire le competenze tecnologiche che abbiamo sviluppato.

FONTEIlsole24ore.com

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